lunedì 5 febbraio 2018

Retro-Proiezioni

weber

Breve nota critica su Max Weber e sulla retro-proiezione delle categorie capitalistiche

«Non sarà certo estendendo al passato le nostre ossessioni economiche, che riusciremo a capire meglio ciò che le ha fatte nascere» (Jacques Cauvin, "Naissance des divinités, naissance de l'agriculture")

In Max Weber, un'attività viene descritta come capitalista, quando si tratta di un'attività «da cui ci si aspetta un profitto dovuto all'utilizzo di tutte le circostanze favorevoli ad uno scambio, vale a dire, che si basa su delle opportunità di profitto che sia (formalmente) pacifico» [*1]. Quel che Weber non vede, è che la sua analisi dello scambio così come esiste nella società capitalista, «non riguarda un prodotto a cui capita di essere scambiato, senza che si tenga conto della società nella quale ciò si verifica; non riguarda una merce separata dal suo contesto sociale, o ad una merce quale potrebbe esistere in maniera contingente in un certo numero di società» [*2].
L'errore centrale di Max Weber è quindi quello che consiste nel non vedere che la semplice esistenza dello scambio, dal quale si può trarre un guadagno attraverso un calcolo (quello che Marx stesso comprende ancora in maniera problematica come «forma antidiluviana», quando parla di capitale mercantile in una società non capitalista) [*3], non ha niente in comune con lo scambio di merci così come avviene nella totalità sociale capitalista: questa situazione descritta da Weber non è IN NIENTE «capitalismo.» E se la distinzione, fondamentale e giustificata, fra commercio e capitalismo, che viene stabilita da Ellen Meiksins Wood, ha questo merito rispetto a Weber, il quale confonde tutto in maniera anacronistica (e che quindi fa sia di Weber che di Braudel due esempi tipici del «modello della commercializzazione» che è davvero necessario gettare nella pattumiera teorica), lo è senza però che la sua tesi sull'origine agraria del capitalismo - così come viene intesa per mezzo dei presupposti problematici del «marxismo politico» - possa sembrare per un solo istante pertinente.
Quel che è interessante in Weber, è che egli illustra perfettamente il lato oscuro, o il rovescio, della retro-proiezione delle categorie moderne su tutta la storia umana: la sua definizione di ciò che costituisce un «comportamento capitalista», non è solamente una proiezione del presente sul passato, ma è anche una proiezione del passato sul presente, è quello che si potrebbe definire una retro-proiezione in feedback. Dopo aver naturalizzato ed ontologizzato il contesto-forma muta delle forme di base capitaliste che vengono allegramente proiettate all'indietro sulla Cina, sull'India, su Babilonia e sul Mediterraneo antico, viene tagliato nel passato il mattone elementare ontologizzato di queste società passate che crede di riconoscere in maniera anacronistica, come se fosse rivelatore di un «comportamento capitalistico», a partire dal quale poi si possa costruire, impilando tali mattoni nella totalità, il concetto di «nichtrationalen Kapitalismus» ["capitalismo irrazionale"], per le società passate, ed il concetto di una forma razionale di capitalismo per le società contemporanee. La costruzione concettuale di Weber descrive completamente l'economia circolare della retro-proiezione e delle proiezioni in feedback, e finisce per definire il pensiero economico borghese come un pensiero eminentemente autoreferenziale perché intrappolato nella gabbia d'acciaio della «forma di pensiero oggettivo» generato in seno ai rapporti sociali capitalisti.
Ma più in generale, la definizione weberiana del capitalismo, avente come fondamento l'individualismo metodologico, e quindi focalizzata sul processo di circolazione e sull'attività razionale dell'agente economico, si inscrive come un contenuto della forma della coscienza borghese feticizzata, aderendo infine alla formulazione neoclassica «fin de siècle» di tale forma di pensiero.
Nel seguente passaggio, in cui cita positivamente Maxime Rodinson (in Islam e Capitalismo) [*4], si può riconoscere altresì la posizione naturalizzante e trans-storica di Max Weber, che è logicamente quella dell'ideologia borghese del progresso e dell'Illuminismo: «in questo senso, il capitalismo e le imprese capitaliste, anche con una considerevole razionalizzazione del calcolo capitalistico, sono esistiti in tutti i paesi civilizzati del mondo..., in Cina, in India, a Babilonia, in Egitto, nell'antichità mediterranea e nel Medioevo, così come nei tempi moderni» [*5].

NOTE:

[*1] - in Max Weber, "Prefazione" a "L'etica protestante e lo spirito del capitalismo".

[*2] - Moishe Postone, Temps, travail et domination sociale. Une réinterprétation de la théorie critique de Marx, Mille et une nuits, 2009, p. 192.

[*3] - Per una discussione su questo, si veda: Robert Kurz, « 3. Der Begriff der ‘‘Nischenform’’ und der methodologische Individualismus », in Geld ohne Wert. Grundrisse zu einer Transformation der Kritik der politischen Ökonomie, Horlemann, 2012, pp. 57-67.

[*4] - Maxime Rodinson, Islam et capitalisme, Démopolis, 2014.

[*5] - Max Weber, "Prefazione" a "L'etica protestante e lo spirito del capitalismo".

fonte: Critique de la valeur-dissociation. Repenser une théorie critique du capitalisme.

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