mercoledì 28 dicembre 2016

100%

une-autre-fin-du-monde-est-possible

Un senatore repubblicano prevede il nostro distopico futuro capitalista: disoccupazione al 100%
- di Jehu -

Qualche settimana fa, il senatore Ben Sasse ha affrontato l'argomento di cui nessuno vuole parlare: la fine della schiavitù salariale e il fatto che non c'è niente che si possa fare per impedirlo. Ecco, qui di seguito, un'antologia dei suoi tweet volta a riassumerne i punti principali:

« Le notizie del giorno pretendono che ci sia un semplice soluzione politica al declino dell'occupazione nell'industria manifatturiera. Non è vero. Dobbiamo dire la verità. L'automazione - assai più che il commercio - continuerà a ridurre il numero di posti di lavoro nella produzione. Questo trend è irreversibile. I politici non sono bravi a dire la verità. Ma dobbiamo dire la verità anche quando è impopolare - ad esempio per quel che riguarda la precarietà. Dobbiamo essere onesti circa il fatto che in futruro ci sarà sempre più, e non sempre meno, precarietà. Dobbiamo incoraggiare ed essere preparati per lo smantellamento e la riqualificazione. L'economia statunitense sta creando circa due milioni di posti di lavoro l'anno. Questo non è affatto sufficiente.

Per immaginare i cambiamenti occupazionali nella produzione, bisogna considerare la storia dell'agricoltura:

1790: il 90% dei lavoratori erano contadini
1840: il 69%
1900: il 38%
1960: l'8%
1980: il 3%

Un'importante realtà

La produzione manifatturiera statunitense continua ad essere forte. Ma viene effettuata con meno persone (come in agricoltura). [Ciò avviene perché siamo] più produttivi.»

Immaginate di essere un potente uomo politico borghese della più potente nazione del mondo, ma che dovete apertamente ammettere che non si può fare niente per impedire che la schiavitù salariale abbia fine.

Come ha dichiarato il senatore, il problema è semplice: in circa 200 anni è stato eliminato il 97% del lavoro in agricoltura senza che i capitalisti intendessero nemmeno provarci a far questo. E ciò significa che il lavoro salariato è morto. Dopo aver abolito quasi tutto il lavoro in agricoltura, il lavoro nell'industria e nei servizi consiste in un'operazione di raccolta dei cocci. Quelli che continuano ad insistere nelle politiche di piena occupazione sono come quelli che continuano a fabbricare roba obsoleta, tipo ruote per carretti.

Il comunismo è la disoccupazione al 100% e nient'altro. I nemici del comunismo dichiarano che il comunismo distruggerà l'economia. Hanno ragione. Nel comunismo nessuno avrà un lavoro, nessuno avrà un qualsivoglia salario, sugli scaffali dei negozi non ci sarà niente da vendere. È questo il motivo per cui il comunismo terrorizza non solo la borghesia, ma anche i più ardenti comunisti. Neanche un comunista dichiarato riesce ad immaginare un mondo dove la disoccupazione è al 100% e nessuno può vendere la propria forza lavoro. Il che è bizzarro dal momento che tutti sappiamo che non ci si può nemmeno avvicinare al comunismo fino a quando nessuno potrà più vendere la propria forza lavoro, fino a quando i salari non saranno pari a zero e fino a quando tutti non saranno disoccupati.

Ma lasciamo stare quello che pensano i comunisti - a nessuno importa una sega di che cosa pensano. Immaginate solamente di provare a convincere un comune lavoratore che la disoccupazione al 100%, nessun salario e niente da vendere nei negozi sia un beneficio per loro. Trump ha dichiarato che non crede in un salario minimo, la Clinton gli si era opposta sostenendo un incremento del salario minimo. Gli elettori sono rimasti scioccati da questi punti di vista. Immaginate di andare dietro a Trump e alla Clinton e dire ai lavoratori che nessuno dovrebbe ricevere un salario. Come fareste a sostenere un simile argomento senza sembrare un politico di Neanderthal, che si pone da qualche parte a destra di Gengis Khan?

Esiste da qualche parte un modo per riconfezionare il comunismo di modo che il 100% di disoccupazione possa suonare allettante? Non credo che ci sia. Oggi è impossibile persino convincere le persone che meno lavoro possa essere una cosa buona, figuriamoci la disoccupazione al 100%. E non penso, neanche per un solo minuto, che sia così perché le persone siano ingannate o indottrinate dall'ideologia borghese. Non ho una risposta per questo, ma voglio sottolineare il fatto che nessun comunista ne parla. Ogni comunista sa che nel comunismo non c'è lavoro, denaro o Stato, eppure ignora completamente questo fatto. Non possono dire in che modo si possa passare da una società con lavoro, denaro e Stato ad una senza lavoro, denaro e Stato. Vogliono pretendere che questo problema non esista: che tu possa persuadere qualcuno della bontà del 100% di disoccupazione in una società dove quasi tutti vivono grazie alla vendita della loro forza lavoro.

Questa negazione assume due forme:

a. Far finta che il comunismo non sia il 100% di disoccupazione: ci sono un sacco di comunisti che pretendono che il comunismo non sia altro che una migliore gestione del capitalismo - piena occupazione. Abbiamo questa sorta di comunisti che producono i loro progetti di un capitalismo senza disoccupazione, povertà, depressione o crisi. Arrivano a chiamare questo tipo di capitalismo, "socialismo", "socialismo di mercato", oppure semplicemente la definiscono un'economia pianificata centralmente, ma si tratta solo di capitalismo dal volto umano.

b. Pretendere che il problema del comunismo verrà risolto in futuro: e ci sono un sacco di comunisti che riconosco che il comunismo sia assai più di tutto questo ma che non lo possiamo sapere fino a quando non ci arriveremo. Il problema di non saperlo fino a quando non ci arriviamo consiste nel non sapere quando effettivamente arriviamo lì, in quanto non abbiamo nessuna misura oggettiva del "lì".

Se la misura oggettiva del "lì" è il "100% di disoccupazione", allora abbiamo un grosso problema. Bisogna solo aspettare fino a quando la disoccupazione arriva al 100% perché tutto ci venga rivelato? La cosa mi sembra pericolosa. Non c'è niente di più spaventoso di una società piena di lavoratori disoccupati che non possono vendere la loro forza lavoro. L'ultima volta che è successo qualcosa in cui ci si avvicinava ad una cifra simile, gli anni 1930, sono state sterminate cento milioni di persone. Semplicemente, i comunisti non vogliono parlare di come la società arriva al 100% di disoccupazione - sono terrorizzati riguardo alla possibilità stessa di un ripetersi degli anni 1930 su una scala ancora più grande. Ma quello di cui dovrebbero essere terrorizzati è la prospettiva della catastrofe che ci attende al livello di disoccupazione ben al di sotto del 100%.

Il 100% di disoccupazione non è affatto un problema per i comunisti: se tutti quanti sono senza lavoro, senza soldi, e se scompare anche lo Stato. Il problema per i comunisti consiste nel cercare di passare dal 10% di disoccupazione al 99% di disoccupazione - cioè, il luogo privilegiato dove avvengono catastrofi impensabili; il punto in cui il lavoro è stato in gran parte reso obsoleto, ma in cui i salari rimangono la condizione singolare per il consumo.

Questo scollamento fra produzione e consumo significa che c'è una vasta e crescente massa di popolazione che non ha alcuna possibilità di vendere la propria forza lavoro, ma che la vendita di forza lavoro rimane la condizione della loro sussistenza - una condizione che equivale ad una sentenza di morte per una grande massa della popolazione lavorativa.

I comunisti devono parlare di questo; e si deve parlare di questo in modo da non eludere che cosa significa comunismo. Comunismo significa che ciascuno, senza eccezioni, è disoccupato e non riceve né alcun salario né alcun altro reddito. Significa che niente può essere venduto perché nessuno ha un mezzo - salario o altro reddito - per comprarlo. Significa che l'intera economia mondiale è scomparsa in un buco nero dal quale non potrà mai più riemergere. Dobbiamo parlare di comunismo in questi termini per evitare di illudere non stessi che il comunismo implichi il proseguimento di qualsiasi categoria che oggi consideriamo normale.

Se dibattiamo del comunismo in questo modo, diventa ovvio che non c'è modo di uscire dal capitalismo verso il comunismo senza una catastrofe.

Dal momento che non possiamo evirare tale catastrofe, dobbiamo abbracciarla. Una catastrofe è un evento che causa grande ed improvvisa sofferenza o danno ad una qualche persona o istituzione. La persona, in questo caso, è il lavoratore salariato, e l'istituzione è il lavoro salariato. In altri termini, dobbiamo determinare la fine catastrofica di entrambi. I comunisti devono abbracciare la catastrofe da cui il lavoratore salariato è già minacciato. Non possiamo illuderci che non sia questo il nostro obiettivo. Al contrario, il nostro obiettivo dichiarato dev'essere abolire sia il lavoratore salariato che il lavoro salariato.

Quel che inavvertitamente fa il capitale, noi dovremmo farlo deliberatamente. Le armi impiegate dal capitale per sbarazzarsi relativamente dal lavoro vivo, dovremmo impiegarle per sbarazzarcene in maniera assoluta. Quando il capitale libera lavoro vivo dalla produzione, dovremmo fare in modo che tale liberazione sia permanente. Quando il capitale tenta di aumentare l'occupazione, dovremmo fare tutto ciò che è in nostro potere per impedirlo.

Soltanto abbracciando questa catastrofe potremo poi discutere di come assicurarci che essa vada a vantaggio della grande massa della società.

- Jehu - pubblicato il 1° dicembre 2016

fonte: The Real Movement

2 commenti:

Anonimo ha detto...

"I comunisti devono parlare di questo; e si deve parlare di questo in modo da non eludere che cosa significa comunismo. Comunismo significa che ciascuno, senza eccezioni, è disoccupato e non riceve né alcun salario né alcun altro reddito. Significa che niente può essere venduto perché nessuno ha un mezzo - salario o altro reddito - per comprarlo."
non conosco l'autore però:
costui, usa forse la SUA personale idea di comunismo per diffamare il COMUNISMO? ha idea del fatto che il capitalismo sta venendo giù per ragioni interne alle sue leggi? ha idea che per questo motivo ci attende guerra e desolazione?
ti auguro un felice, nei limiti di che é impegnato politicamente, anno nuovo.
franco valdes piccolo proletario di provincia

ubu re ha detto...

Apocalisse?