sabato 8 ottobre 2016

Sillogismi

nemesis

Un nuovo Shibboleth?
- ovvero: tutto ciò che può nascondersi dietro il dibattito sull'antisemitismo -
di Jean-Pierre Baudet

Possiamo rendercene conto, possiamo rimuoverlo: noi Europei stiamo vivendo un'epoca che minaccia di rimettere il nazionalsocialismo all'ordine del giorno. Per decenni, ci è sembrato che fosse stato eliminato per sempre, tanto più che si supponeva che fosse intervenuto nella storia solo col favore di circostanze uniche e casuali. Era la regola pensare che simili movimenti non avrebbero mai potuto avere successo senza la prima guerra mondiale, e senza quelle misure di emergenza ad essa successive, senza il nazionalismo e senza il revanscismo, senza la crisi economica mondiale e senza la politica di creazione di posti di lavoro da parte dell'industria degli armamenti. E, naturalmente, senza un antisemitismo che era divenuto un tema prioritario fino ad assumere delle dimensioni di massa. Dare a qualcuno di fascista, appariva nella maggior parte dei casi come l'utilizzo di una metafora esagerata o imprudente, come un riflesso fisso e sconsiderato degli estremisti di sinistra che, per considerarsi sovversivi, dovevano maneggiare simili ingiurie automatizzate, ridotti soltanto a degli stereotipi.

Tutto questo è giunto a termine.
Il ritorno a livello internazionale dei temi nazionalsocialisti in numerosi paesi mostra come la loro nascita non sia affatto determinata da delle circostanze che possono essere definite aleatorie.

In numerosi paesi? Questa non è affatto un'esagerazione, come dimostra la seguente lista (sebbene abbiamo ignorato numerosi movimenti e siti internet che propagandano idee di estrema destra, e abbiamo considerato solo partiti politici integrati nel parlamentarismo): in Germania, NPD, la Deutsche Volksunion ed i Republikaner ; nel Regno Unito, il British National Party, il British National Front e l'United Kingdom Independence Party; in Francia, il Front National; in Spagna, la Democracia Nacional, Alternativa Española ed il Movimiento Social Republicano; in Grecia, Alba Dorata; in Belgio,  Vlaams Belang e diverse tendenze uscite dal Front National; in Italia, Forza Nuova e l'MSFT; nei Paesi Bassi, il Parti pour la Liberté; in Austria,  FPÖ e BZÖ; in Portogallo, il PNR; in Danimarca, il Dansk Folkeparti; in Svizzera, il PNOS e, nel Ticino, la Destra Sociale Fiamma Luganese; in Ucraina, la Svoboda; in Finlandia, il Perussuomalaiset; in Norvegia, l'FrP; in Bulgaria, il partito Ataka; in Croazia, l'HSP e l'HDSSB; in Ungheria, Fidesz; in Polonia, il PiS, il Porozumienie Polskie, l'RKN e il NOP; in Romania, la Noua Dreapta e il Partidul România Mare; in Serbia, la Srpska radikalna stranka; in Slovacchia, così come in Slovenia, l'SNS; in Israele, diversi movimenti di estrema destra, di cui alcuni si sono raggruppati nell'Union Nationale, il cui impatto è paragonabile a quello del Likoud; in RUssia, il Parti Libéral-Démocratique di Russie; negli Stati Uniti, il Tea PArty dispone di una massa di simpatizzanti valutata nei sondaggi di oltre il 50%; ed in numerosi paesi arabi il potere dell'integralismo religioso non è altro che una versione dell'Islam adattato a contenuti fascisti. [*1]

Si può discutere relativamente alle differenze fra la crisi economica mondiale del 1928/1930 ed i problemi ridotti ad una semplice crisi "finanziaria del periodo che va dal 2007 ad oggi. Ma in entrambi i casi si rivela l'intreccio internazionale dell'economia capitalista, così come l'apparenza ingannevole di un problema che proverrebbe dall'esterno. Che tale "esterno" esista in seno a ciascun paese, e che faccia anche parte del cuore stesso dell'economia "nazionale" capitalista, ecco quello che dev'essere escluso dalla coscienza. Su un piano nazionale, si presume che esista solo una produzione tangibile, solida, sana, mentre tutto il male proverrebbe dal commercio internazionale, da una speculazione diretta contro la "patria". Del fatto che i gruppi e le banche di ciascun paese siano impegnati in una guerra su scala globale, nessuno può dubitarne. Ma che questa stessa guerra si combatta anche all'interno di ciascun paese (ad esempio, fra concorrenti, ma anche fra imprenditori e salariati) e che questa guerra partecipi dell'essenza più intima della produzione capitalista, e che essa sacrifichi e debba incessantemente sacrificare la realtà al valore, è qualcosa intorno a cui è in corso una lotta ideologica: quella in cui non si tratta di ammettere se si vuole preservare il capitale in quanto categoria. La nuova abitudine secondo cui il gangsterismo internazionale (FMI, Banca mondiale, Commissione europea, fondi di speculazione privati) attraverso il debito tiene in ostaggio dei paesi interi e li trasforma in entità valorizzabili, produttive, vale a dire disponibile al saccheggio, attivo e potenziato da tali frustrazioni. E i nani da giardino della presunta "politica" - poco importa se nel baldacchino politico dormano "a destra" o "a sinistra" - non possono opporsi affatto a questi pericoli, in quanto è da tempo che hanno interiorizzato tutte le premesse di una simile evoluzione ed ormai appaiono solo come i custodi del saccheggio generalizzato: il che costituisce naturalmente la fonte principale che alimenta l'estrema destra. [*2]

Ecco perché il nazionalsocialismo è tutto tranne che aleatorio, non più di quanto faccia parte del passato. Non è nient'altro che la volontà orientata al passato e pre-programmata dal sistema capitalista a spingere l'economia nazionale verso uno stato di "autarchia" più o meno teorizzata, nella quale il capitale nazionale dovrebbe festeggiare nell'ebrezza le nozze con la forza lavoro nazionale. È solo attraverso quest'unione, celebrata sulla stessa scialuppa di salvataggio, che i due - ci lasciano intendere - potranno sfuggire al pericolo, come abbiamo visto in "Titanic".
Tuttavia, sappiamo come vanno a finire questo genere di naufragi.
Lo sappiamo a tal punto da rifuggire ogni discussione del genere, e preferiamo cercare il modo migliore per ridurla al silenzio.

Un metodo collaudato consiste nell'utilizzare l'antisemitismo come Shibboleth esclusivo ed universale: chi non può essere sottoposto a questa accusa, salva la sua reputazione ed il diritto a continuare la partita. A partire da questo nasce un sillogismo molto apprezzabile: a) un nazista è un antisemita b) X (non) è un antisemita c) ergo X (non) è un nazista.
La singolarità che fa sì che la seconda premessa, così come la conclusione siano formulate in maniera negativa non violano affatto le regole formali del sillogismo, ma il giudizio particolare che viene espresso in forma negativa soffre del fatto che il predicato della seconda premessa è identico a quello della prima (e non al suo soggetto). Pertanto, la funzione logica del termine medio viene perduta. Per essere formalmente ricevibile, il sillogismo dovrebbe essere enunciato: a) un nazista è un antisemita, b) X (non) è un nazista, c) ergo X (non) è un antisemita.
Ma così formulato, non si verifica l'effetto desiderato. Lo Shibboleth dell'antisemitismo falsifica profondamente la logica del sillogismo su cui si appoggia, ma è proprio questo l'obiettivo ricercato.

Questa strategia raggiunge per così dire il suo culmine (ma anche il suo limite assoluto) allorché il mondo accademico riesuma dalla sua tomba il cadavere del "re segreto" della filosofia (l'espressione è della sua allieva ed amante Hannah Arendt) al fine di verificare il suo DNA in materia di antisemitismo. Ci viene annunciato che i Quaderni Neri serviranno come spartiacque. Ma allo scontro di lunga data fra i pro e i contro (ad esempio François Fédier contro Emmanuel Faye, per citare solo questi due), si aggiunge un terzo punto di vista, apparentemente pià sfumato, quello dell'editore Peter Trawny, che potrebbe essere formulato più o meno come segue, volendo travestirlo da sillogismo:
a) non tutti gli antisemiti sono nazisti, b) Heidegger era antisemita, c) quindi Heidegger non era un nazista.
In tali condizioni, il carattere antisemita di Heidegger significherebbe, in sé, che non era nazista. Ciò che stabilisce il primo termine stabilisce anche il secondo. O per dirlo in maniera ancora diversa: credimus quia absurdum.
Visto che è proprio così che si prende definitivamente congedo da ogni logica presentabile.

Prendendo in considerazione l'onesta ed il coraggio con cui ha luogo, sotto gli occhi del pubblico, questa apparentemente disagevole ricerca del Graal, non si può non dire che serve a completare opportunamente il mantello di invisibilità per dimenticare molte delle osservazioni già fatte, come ad esempio quella secondo cui il mondo intellettuale di Heidegger somiglia ad una miscela effettivamente originale fra rappresentazioni di suolo e sangue, un desiderio di "rivoluzione nazionale", un gergo da funzionario trasfigurato in senso "autentico" e un'ontologia fornitagli dai padri della Chiesa. AL punto che possiamo verificare, mettere da parte, dosare e discutere la presenza dell'antisemitismo nel pensiero del maestro, quest'albero isolato nasconde tutta la foresta nera e bruna, che così potrà farsi tanto meglio dimenticare.

Il dibattito su Heidegger verrà qui menzionato solo per mostrare il ruolo giocato dall'antisemitismo nell'operazione di creare confusione nell'opinione pubblica. Ed il modo in cui il fatto di porsi una domanda che potrebbe sembrare - se considerata in maniera superficiale - coraggioso e progressista, possa portare esattamente nella direzione opposta: verso l'oscuramento di fatti assai più sgradevoli e fondamentali. In questo contesto , non ci può essere nessuna questione di una "radura", di un "disvelamento", o di una "verità".

In questo modo, la messa in discussione, universalmente praticata ed accettata, dell'antisemitismo sfocia in un'assoluzione troppo rapida, governata da sé stessa. Chi mai confesserebbe di essere antisemita? Non solo la cosa non è presentabile, ma la negazione di questo cattivo difetto permette, a basso costo se non addirittura gratuitamente, di far parte della cricca di coloro cui vengono riservati i microfoni e che sono autorizzati a formare l'opinione. Nello stesso modo in cui nessuno sa a proposito di Paris Hilton, per quale ragione sia celebre, ciascuno può acquisire una notorietà col proclamare pubblicamente di non essere antisemita. I media ne parleranno, e ciò merita una ricompensa.

C'è un'altra ragione ancora per cui il concetto di "antisemitismo" non sfugge all'accusa di espandere l'oscurità e non la luce. Poiché la categoria di semita abbraccerebbe tanto la popolazione araba quanto la popolazione ebraica. Quest'ambiguità culmina nella controversia tragicomica che fa sì che in Francia esista un'estrema destra che difende Israele e che vorrebbe espellere immediatamente ogni lavoratore arabo verso il suo paese di origine (Marine Le Pen), ma c'è anche un'altra variante che, al contrario, simpatizza con la popolazione musulmana sognando di sbarazzare il paese da tutti gli ebrei (Soral, Dieudonné). Di sicuro si possono anche trovare numerosi xenofobi che estendono, in un empito di affratellamento, il loro odio ale due popolazioni insieme. La singolarità del capro espiatorio rimane aleatoria, per quanto provenga dalla medesima regione del mondo. [*3]

Chiediamo ai nostri lettori: i nazionalsocialisti sarebbero quindi state delle persone simpatiche e frequentabili se non fossero stati antisemiti (o meglio, degli assassini di ebrei)? Questa domanda forse permette di valutare fino a che punto la focalizzazione esclusiva sull'odio per gli ebrei induca in errore. Cerchiamo di essere chiari: non si tratta qui del fatto secondo cui la persecuzione degli ebrei non sarebbe stato altro che un "dettaglio", come ci ha fatto sapere un giorno l'orribile Le Pen, ma si tratta di comprendere che soltanto dei seguaci del nazionalsocialismo potevano in aggiunta odiare ed assassinare degli ebrei (e degli zingari, degli omosessuali, dei comunisti, ecc.). Questo ritratto spaventoso, bisogna innanzitutto poterselo permettere, di solito incorona un tipo di carattere che è già disperatamente frammentato, e che deve vendicarsi di questa frammentazione a spese di qualcuno. L'escursione fra "nazionale" e "socialista" in chi partecipa del nazionalsocialismo è una tale frammentazione: una formazione mostruosa cui non può sopravvivere, se non in maniera transitoria, che al prezzo altrui.

Facciamo ora un altro esempio.
Chi possiede attualmente una sorta di brevetto automatico di assenza di antisemitismo? Lo Stato di Israele beneficia di un tale privilegio fuori dal comune. Nel mondo, ogni individuo ed ogni entità collettiva devono dimostrare che l'antisemitismo non li riguarda, e tale prova dev'essere prodotta più e più volte, dal momento che sembra che questa malattia colpisca in maniera inaspettata. Ma è per delle ragioni per così dire ontologiche che lo Stato che rappresenta tutti gli ebrei del pianeta, al contrario, non corre questo pericolo. Ed è altrettanto sollevato da ogni obbligo a giustificarsi, quale che sia il contesto.
Questo brevetto, stabilito nel suo stesso nome e diventato evidente, allo stesso tempo apre per lo Stato d'Israele delle possibilità che sarebbero altrimenti impensabili. Il sistema di apartheid stabilito militarmente in Palestina, dove la popolazione civile viene parcheggiata in delle township rigidamente separata, dove vegeta, è imprigionata ed arbitrariamente bombardata, costituisce la misura più estrema adottata da una "politica" che si può permettere di ignorare puramente e semplicemente 226 risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e 285 risoluzioni dell'Assemblea Generale, sempre delle Nazioni Unite [*4], e tutto questo senza che venga adottata alcuna sanzione da parte dell'ONU. A questo privilegio unico corrisponde la possibilità, che viene sfruttata in maniera sistematica, di respingere ogni critica alla politica di Israele, in quanto "antisemita", un'accusa che dissuade molti.
Quindi, parlare di privilegio non sembra essere un'esagerazione. Certo, lo Shibboleth dell'antisemitismo non costituisce in nessun modo una spiegazione sufficiente, e nemmeno la più importante, per una simile situazione, ma partecipa al rafforzamento degli interessi politici praticati in e da Israele.
Nessuno sembra essersi accorto che l'espressione di antisemitismo, per quanto poco significato abbia, deve coprire e proteggere anche la popolazione palestinese [*5]. Questa ha infatti la sfortuna di rimanere fuori da un concetto frainteso, all'esterno di un tempio che non la accoglie.
Come traspare da questi esempi, lo Shibboleth dell'antisemitismo si rivela uno strumento assai flessibile. A partire dalla memoria di un'indubitabile mostruosità storica, può essere trasformato in uno strumento che serve a giustificare delle tendenze generali che quasi sempre si oppongono alla libertà.

Nel suo libro sulla Questione ebraica (1843), Karl Marx ha affermato: «l'emancipazione degli ebrei è in ultima analisi l'emancipazione dell'umanità dall'ebraismo». A proposito dell'emancipazione degli ebrei, aveva profetizzato che non si sarebbe potuta realizzare senza che avvenisse un'integrazione senza riserve e senza limiti degli ebrei nell'umanità reale, vale a dire liberata dalla tirannia del denaro.
Il persistere, ai nostri giorni, sia dell'antisemitismo che dell'uso discutibile della sua critica, ci ricordano questa profezia, ed entrambi i fallimenti le danno ragione.
«Siamo tutti ebrei tedeschi» dicevano nel 1968 i manifestanti che protestavano contro l'espulsione di Daniel Cohn-Bendit.
Quei manifestanti non potevano sospettare quel che sarebbe avvenuto un giorno di quel leader studentesco (un fervente sostenitore del liberalismo), ma protestavano contro una categoria che escludeva qualcuno dall'umanità, ed avevano l'obiettivo secondo cui ciascun essere umano fosse rispettato in quanto umano. Non c'è alcuna ragione per deviare rispetto a quest'obiettivo, tanto più oggi che, mezzo secolo dopo, la politica dello Stato d'Israele costituisce un'opposizione violenta a tale obiettivo.

- Jean-Pierre Baudet - ottobre 2014 -

NOTE:
[*1]
- La nostra lista serve solo a dare un'immagine assai vaga del fenomeno. Non può essere considerata esaustiva in quanto non tiene conto di tre tipi di fattori niente affatto insignificanti: a) in alcuni paesi i gruppi extraparlamentari hanno un peso maggiore dei partiti parlamentari (ad esempio in Ucraina); b) d'altra parte, i classici partiti di destra comprendono spesso, al loro interno, delle correnti di estrema desta più importanti dei movimenti di estrema destra indipendenti (ad esempio, in Italia); e c) influenze di estrema destra, o apertamente nazionalsocialiste, sui governi, esistono anche quando questi non si presentano esplicitamente come di destra (ad esempio, il Cremlino, influenzato da consiglieri come Alexandre Douguine, motivo per cui Putin gode di un'eccellente reputazione presso i partiti di estrema destra e i gruppi fascisti in Europa).

[*2] - Tuttavia, non si tratta tanto di una "politica" di partito. I partiti hanno smesso da tempo di stabilire un "programma politico" e di preoccuparsi del suo contenuto. Se riescono a prendere il potere, ciò che loro importa è la gestione quotidiana degli interessi dominanti. Sono simultaneamente i contabili ed i gestori della succursale nazionale del capitale mondiale, soggetti al controllo dei mandanti la cui unica preoccupazione è quella di continuare a modificare la ripartizione della ricchezza fra capitale e lavoro a vantaggio del capitale. Gli "uomini politici" non rappresentano nemmeno la loro popolazione nei confronti del capitale mondiale, ma al contrario rappresentano quest'ultimo ed i suoi portavoce (vedi la Commissione Europea) di fronte alla loro popolazione. Il male principale, assai più che nella "politica di partito", risiede nel fatto che la politica non potrebbe esistere se i cittadini decidessero da sé soli, vale a dire se fossero realmente dei cittadini. Siamo assai lontano da una democrazia reale, ossia diretta, ma l'estrema destra vuole ampliare ulteriormente questa distanza.

[*3] - Aggiungiamo una nota autocritica: lo Shibboleth dell'antisemitismo non è poi così nuovo come il nostro titolo vorrebbe far credere. Fa parte degli slogan usati frequentemente dopo la seconda guerra mondiale per reprimere altre realtà. Può essere definito nuovo in quanto svolge il suo compito in maniera sempre più frequente nel "dibattito pubblico", o meglio nella propaganda mediatica che utilizza, per non dire che sfrutta.

[*4] - https://en.wikipedia.org/wiki/List_of_the_UN_resolutions_concerning_Israel_and_Palestine#cite_note-5

[+5] - Per non parlare degli argomenti sviluppati dallo storico Shomo Sand, secondo i quali l'opposizione costruita fra "Ebrei" e "Palestinesi" dimentica che la popolazione ebraica mondiale consiste principalmente di convertiti non-ebrei e che la popolazione palestinese proviene per la più gran parte dai discendenti dell'antico popolo ebraico.

fonte: Les Amis de Némésis

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